Vendemmia 2024: Ottobre segna la fine della vendemmia e l’inizio di una nuova fase per i produttori di vino, impegnati a trasformare i frutti della loro fatica in vini che racconteranno un’annata fatta di sfide e di sorprese. Per celebrare questo momento, abbiamo deciso di dare voce a tre produttori francesi d’eccezione: Domaine de Bablut nella regione della Loira, Huguenot Tassin nella Champagne, e Maison Antech nella Languedoc-Roussillon. Ognuno di loro, pur in contesti diversi, rappresenta un esempio di tradizione e innovazione nella viticoltura francese.
La vendemmia: un momento di raccolta e promesse
La vendemmia è uno dei momenti più cruciali e celebrati dell’anno per i produttori di vino. Generalmente, la vendemmia avviene tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno, ma il momento esatto dipende da diversi fattori, come il clima, la varietà di uva e le caratteristiche che il produttore desidera ottenere nel vino. Quello della vendemmia è un momento delicato e complesso, che porta inevitabilmente con sé una serie di sfide. Le gelate tardive, le grandinate, le piogge intense e il caldo eccessivo sono solo alcuni degli ostacoli che i viticoltori devono affrontare. Anche le malattie della vite, come la muffa, possono influire negativamente. Ogni annata è unica e richiede una profonda conoscenza del territorio, un’attenta pianificazione e una capacità di adattamento per poter raccogliere le uve al momento giusto, preservandone la qualità e assicurando che il risultato finale sia un vino che rifletta il carattere autentico del terroir.
Tre maestri del vino: tradizione e innovazione dal cuore della Francia
Abbiamo scelto di raccontare la vendemmia 2024 attraverso le voci di tre produttori che incarnano l’eccellenza della viticoltura francese, ognuno con una storia unica e una visione distinta. Domaine de Bablut, nella valle dell’Aubance, è un simbolo di rispetto per il terroir e coltivazione biologica, con una dedizione alla qualità che attraversa generazioni. Huguenot Tassin, nella Champagne, porta avanti un’eredità familiare radicata nel rispetto dei cicli naturali e nell’adozione di pratiche sostenibili per offrire vini raffinati e complessi. Maison Antech, in Languedoc-Roussillon, rappresenta una tradizione secolare di vini effervescenti che unisce metodi antichi e un profondo rispetto per l’ambiente. Questi tre produttori, pur provenendo da regioni diverse e affrontando sfide climatiche e territoriali uniche, condividono la passione e l’impegno per la produzione di vini che raccontano il carattere autentico del loro territorio.
Per conoscerli meglio abbiamo dedicato la selezione di Ottobre proprio a loro:
Domaine de Bablut: la purezza del terroir dell’Anjou
Immerso tra i pendii dell’Anjou, Domaine de Bablut è una storica proprietà che domina il paesaggio della valle dell’Aubance. Guidato da generazioni dalla famiglia Daviau, il domaine si è dedicato esclusivamente alla viticoltura alla fine del XIX secolo, abbandonando l’antica attività di mulinatura. Oggi, Christophe Daviau, enologo con formazione a Bordeaux, porta avanti la tradizione di coltivazione biologica, praticata sin dal 1996. L’azienda si distingue per un approccio rispettoso del terroir, senza l’uso di erbicidi o pesticidi di sintesi, a favore di lavorazioni meccaniche del suolo. Il suo obiettivo è produrre vini che riflettano la personalità autentica del territorio, in armonia con la natura e senza compromessi sulla qualità.

Petit Princé AOC Anjou Blanc Sec – Domaine de Bablut
100% Chenin Blanc
Il Petit Princé proviene da un terroir unico, caratterizzato da suoli di scisto attraversati da vene di quarzo. Situato su un altopiano ben ventilato, questo vino secco offre una combinazione di aromi floreali, come tiglio, acacia e biancospino, arricchiti da note di albicocca, pesca e mela cotogna. Nonostante l’eleganza dei suoi aromi, il Petit Princé non rinuncia alla forza: la sua struttura è potente, ma delicata al palato. Questo Chenin Blanc esprime una finezza e un’eleganza peculiari, mostrando un lato sofisticato di questo vitigno. È un vino che si presta all’invecchiamento, con un bouquet che evolve in complessità col passare degli anni.
Huguenot Tassin: l’espressione della natura in Champagne
Fondata nel 1984, la Maison Huguenot Tassin ha origine da un’eredità di savoir-faire familiare tramandato di generazione in generazione. Situata nella prestigiosa regione della Champagne, la maison è oggi guidata da Edouard Huguenot, giovane enologo formatosi a Beaune e con esperienza nelle caves di Drappier. Su circa 7 ettari, di cui la metà sono vieilles vignes, coltiva pinot noir, pinot blanc e chardonnay con un approccio che rispetta i cicli naturali, il sole e la luna, e abbraccia metodi biologici e di agricoltura sostenibile. Per Huguenot Tassin, la qualità è un impegno verso la natura e il palato, per creare vini che uniscono tradizione e sostenibilità.

Signature Millesimato – Huguenot Tassin
33% Pinot Noir, 33% Pinot Blanc, 33% Chardonnay
Questa cuvée millesimata combina l’energia dello Chardonnay con il carattere del Pinot Noir e l’eleganza del raro Pinot Blanc. Dal colore brillante, regala al naso profumi di fiori, frutta bianca e una delicata nota di nocciola. Al palato è fine e raffinato, con una vinosità sorprendente che dona equilibrio e un finale lungo e persistente. Le uve sono coltivate seguendo metodi agro-biologici e sottoposte a rese limitate per preservare il perfetto equilibrio dei sapori. La vinificazione avviene in cuves e botti, con fermentazione malolattica, e il vino matura sulle fecce per un periodo di 4-5 anni. Il dosaggio è di 6 gr/lt.
Maison Antech: le bollicine ancestrali di Limoux
A Limoux, nelle colline della Languedoc-Roussillon, Maison Antech custodisce la tradizione dei vini effervescenti sin dal 1933, quando fu fondata e specializzata nelle appellazioni Crémant e Blanquette de Limoux. L’azienda si inserisce in una storia che risale al 1531, quando i monaci benedettini di Saint Hilaire scoprirono la naturale effervescenza dei vini in bottiglia, dando origine al “metodo ancestrale.” Maison Antech, oggi alla sesta generazione, continua questa eredità con un approccio che combina tradizione e modernità. L’uso di vitigni come Chardonnay, Chenin e Mauzac su suoli argillo-calcarei permette alla maison di produrre vini che sono l’essenza del terroir, unendo delicatezza, autenticità e rispetto per l’ambiente.

M Brut Nature Millésimé – Antech
100%
Mauzac AOP Blanquette de Limoux
Questa Blanquette de Limoux, non dosata, lascia emergere tutta la purezza e la freschezza del Mauzac. Dal colore giallo cristallino con riflessi dorati, sprigiona al naso intensi aromi di agrumi e mela verde, con un accenno di tostatura. Al palato, rivela una grande freschezza e armonia, con un finale minerale persistente. La vinificazione segue il metodo tradizionale, con vendemmia manuale e una lunga maturazione sulle fecce di 30 mesi, senza aggiunta di dosaggio finale, per preservare al massimo l’integrità del vino.
Queste tre realtà, pur diverse per storia e tradizioni, condividono una passione comune: produrre vini che rispecchino il carattere unico del loro territorio e le sfide di ogni annata. Quest’anno, il 2024, si è rivelato particolarmente impegnativo, ma anche ricco di opportunità per sperimentare e innovare. In questo articolo, ripercorriamo insieme le esperienze della vendemmia appena conclusa, con un viaggio tra le sfide e le aspettative dei nostri tre produttori d’eccellenza.
Nel vivo della vendemmia 2024: un’annata sotto il segno delle intemperie
Nella Languedoc-Roussillon, Maison Antech descrive il 2024 come “l’anno delle 13 lune”, una metafora evocativa che riflette la complessità e l’atipicità di questa vendemmia. “È stato un anno estremo,” raccontano, “con gelate primaverili, grandinate e una persistente carenza d’acqua.” Questi eventi climatici hanno influenzato il ciclo della vite, mettendo alla prova la capacità di adattamento dei viticoltori.
La situazione non è stata diversa in Loira, dove Domaine de Bablut ha affrontato piogge incessanti e grandinate devastanti. Le condizioni umide hanno favorito la comparsa di muffa, con conseguenti perdite significative in termini di quantità. “Abbiamo avuto un forte attacco di muffa che ha colpito i nostri Chenin, riducendo sensibilmente le rese”, ci dicono. Ma nonostante le difficoltà, i produttori della Loira si mostrano comunque speranzosi rispetto alla qualità delle uve raccolte.
Anche nella Champagne, la vendemmia 2024 è stata segnata da piogge incessanti. “Tra novembre 2023 e settembre 2024, abbiamo avuto solo sei giorni senza pioggia,” racconta il team di Huguenot Tassin. Con temperature che hanno sfiorato i 3°C durante la fioritura, i viticoltori si sono trovati a gestire condizioni decisamente poco favorevoli, dovendo affrontare una delle stagioni più impegnative degli ultimi anni.
Vitigni resilienti e risultati eterogenei
Nonostante le avversità climatiche, alcuni vitigni hanno saputo dimostrare una sorprendente resilienza. Maison Antech, ad esempio, si è detta particolarmente soddisfatta delle uve Mauzac, varietà autoctona che sembra aver tratto beneficio dalle specificità del terroir di Limoux. “I Mauzac sono riusciti a sfuggire alle gelate e hanno prodotto grappoli generosi, caratterizzati da una maturazione perfetta”. Anche Chardonnay e Pinot hanno mostrato ottime qualità, nonostante alcune difficoltà legate al freddo primaverile.
Domaine de Bablut, pur dovendo fare i conti con i danni causati dalla muffa sui Chenin, confida di riuscire a trarre il meglio da ciò che è rimasto. “È ancora presto per dare una valutazione definitiva,” sottolineano, “la fermentazione è appena iniziata e stiamo monitorando attentamente l’evoluzione del vino.”
Nel frattempo, nella Champagne, Huguenot Tassin non ha riscontrato differenze significative tra i vari vitigni, ma ha notato come alcune zone abbiano reagito meglio di altre alle avversità. Le condizioni difficili hanno spinto i produttori a monitorare con grande attenzione ogni fase della vendemmia, per poter garantire il miglior risultato possibile.
Innovazioni e cambiamenti
Se la vendemmia 2024 è stata sfidante, ha anche offerto l’opportunità di sperimentare nuove tecniche e approcci innovativi. Maison Antech, ad esempio, ha introdotto alcune modifiche per proteggere l’integrità delle uve, come la riduzione del 25% del peso dei cassoni durante la raccolta e l’uso di una pressatura più delicata. “Quest’anno abbiamo lavorato con una nuova cuverie in acciaio inox, che ci ha permesso di controllare la temperatura di fermentazione con grande precisione,” spiegano.
Huguenot Tassin ha invece puntato sulla fitoterapia viticola, un approccio che fa parte di una transizione verso una viticoltura rigenerativa. Sebbene le piogge abbiano reso difficile ottenere le quantità desiderate, i produttori sono soddisfatti della qualità del raccolto. “La qualità è eccellente,” affermano, “e i vini risultano molto espressivi.”
Anche Domaine de Bablut ha deciso di sperimentare quest’anno, introducendo l’uso di vasi di terracotta per la fermentazione dei Chenin. “Speriamo che questo nuovo approccio possa aggiungere morbidezza e note fruttate al vino,” dichiarano – e non resta che attendere di sapere come si evolverà questa sperimentazione.
Uno sguardo al futuro: tra sfide climatiche e tecnologie in evoluzione
Di fronte ai cambiamenti climatici, i viticoltori guardano al futuro con una prospettiva cauta, ma anche con spirito di adattamento e innovazione. Maison Antech ritiene che il segreto stia nella capacità di adattarsi rapidamente alle sfide, investendo in vitigni autoctoni e monitorando con precisione le date di raccolta. “Lavoriamo costantemente per trovare le soluzioni migliori, dalle nuove varietà d’uva ai sistemi di potatura,” spiegano. Per loro, l’agilità è fondamentale per garantire la continuità e la qualità della produzione.
Anche Huguenot Tassin riflette sull’importanza di rafforzare la resilienza delle viti e del suolo, attraverso pratiche sostenibili che possano migliorare la risposta ai cambiamenti estremi del clima.
Domaine de Bablut, infine, sottolinea la necessità di bilanciare tradizione e innovazione, per affrontare un futuro incerto e imprevedibile, ma ricco di sfide stimolanti.
La Vendemmia 2024 come sfida e opportunità
La vendemmia 2024 si preannuncia un’annata che, nonostante le difficoltà, promette vini di grande qualità e unicità. I produttori francesi dimostrano ancora una volta che la passione e la dedizione verso il loro lavoro sono i veri ingredienti di un buon vino, capace di raccontare non solo una stagione, ma anche una storia di resilienza e speranza per il futuro.
Ogni realtà ha affrontato sfide uniche dettate dalle condizioni climatiche imprevedibili, ma ha anche trovato modi innovativi per adattarsi e mantenere la qualità delle uve raccolte. In un contesto di cambiamenti climatici sempre più evidenti, questi professionisti dimostrano che la viticoltura può non solo sopravvivere, ma prosperare, creando vini che raccontano storie di terra, tempo e dedizione. La vendemmia 2024 ci promette vini di forte personalità e grande qualità, frutto di un equilibrio sottile tra innovazione e tradizione, e ci ricorda ancora una volta la magia unica del mondo del vino, dove ogni annata è un nuovo capitolo da scoprire e assaporare.