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La febbre dello Champagne

Tutti lo bevono e ce n’è sempre meno a causa di una corsa all’oro che dopo la pandemia sembra inarrestabile. La regione Champagne inizia a correre ai ripari e lo fa con il sistema che da decenni trova nel suo garante il CIVC, il Comité interprofessionnel du vin de Champagne. Lo scorso 20 luglio è stato annunciato il comune accordo di fissare una resa commerciale di 12 mila chilogrammi per ettaro per la vendemmia 2022. Si tratta del livello più alto degli ultimi 15 anni, considerata la scarsità di uve della vendemmia 2021 flagellata da gelate, da peronospora e grandine. Senza precedenti soprattutto la decisione di autorizzare uno sblocco differito della “riserva”, costituita da vini degli anni precedenti conservati non per scelte stilistiche ma per compensare eventuali carenze della raccolta. L’obiettivo è quello di riuscire a fornire gli strumenti per raggiungere la resa commerciale stabilita ogni anno allo scopo di garantire l’equilibrio di un mercato sempre più avido di Champagne. Nel primo semestre del 2022 le spedizioni della celebre bollicina hanno sfiorato 130 milioni di bottiglie, con un incremento del 13,8% rispetto allo stesso periodo del 2021, dove l’export rappresenta 79,6 milioni di bottiglie, con un +16,8% rispetto all’anno precedente.